La Città di Teodolinda

a cura MdL Adriana Bertolotti

Il nostro Console emerito Felice Cattaneo, appena ricevuto l’incarico di addetto alle attività culturali del nostro Consolato ha subito organizzato una interessantissima escursione che si è svolta Martedì 3 Maggio, alla scoperta di alcuni scorci storici di Monza, al museo del Duomo e alla Cattedrale. L’incontro, che era limitato a 24 partecipanti, è iniziato alle 9,30 sulla piazza del sagrato del Duomo di Monza dove la guida Sig.ra. Laura Radaelli ci ha accompagnati a scoprire i tesori e la storia della città.

Il nostro itinerario è iniziato dal museo creato sotto il Duomo dove si possono vedere gli splendidi tesori raccolti nel corso degli anni. Subito ci viene incontro una splendida chioccia in argento,  magnificamente cesellata, accompagnata da sette pulcini.

Vediamo poi due splendide croci in oro ornate di pietre preziose ed un calice di cristallo blu montato su un piedistallo in argento. In origine le croci erano quattro e due i boccali, ma Napoleone quando passò da Monza si impossessò di due croci ed un boccale, più altri preziosi che fece fondere per pagare le sue truppe.

Nel museo sono raccolte le reliquie e le oreficerie che furono donate alla basilica di Monza nel corso dei secoli a partire dal settimo secolo da Agilulfo e Teodolinda fondatori della chiesa.

I tesori non sono solo quelli custoditi nelle teche, ma anche quelli rappresentati negli affreschi e nelle piastrelle di terracotta, che soprattutto ci ricordano quanti di quei preziosi sono andati distrutti.

Descrivere tutte le meraviglie viste nel nostro giro è impossibile, mi fermo solo su due particolari che mi hanno colpito in modo particolare. In un ampio salone, appesi alla parete si possono ammirare i vetri che ornavano il rosone del Duomo tolti dalla posizione originale per proteggerli dall’usura del tempo, puliti dal fumo delle candele e che ora possono mostrare tutta la loro bellezza.

Altra cosa che mi ha colpito è stato vedere in una vetrina a grandezza umana il manichino di un alabardiere del Corpo del Duomo di Monza vestito di tutto punto con la divisa e con l’alabarda stretta nella mano.

Con nostra grande sorpresa all’uscita del museo ci sono venuti incontro Carlo Bestetti e Giorgio Villa attuali alabardieri che dopo averci raccontato la loro storia hanno risposto alle nostre domande.

Il corpo esiste tuttora ed è composto da 30 persone. Nel corso delle varie cerimonie importanti (fra le quali Natale, Pasqua, Festa di San Giovanni patrono di Monza) una ventina di essi vestiti di tutto punto e con alabarda in mano entrano nel duomo e partecipano alla cerimonia.

Solo ad un altro corpo “militare” è concesso di entrare armato in chiesa: la Guardia Svizzera pontificia in Vaticano.

 Dopo la visita al museo la nostra guida ci ha accompagnato lungo alcune viuzze storiche della città. Il fiume Lambro che attraversa la città e che a noi oggi sembra solo un torrente con una portata d’acqua limitata, un tempo era molto più grande, era attraversato da un ponte di ben otto arcate di cui solo l’ultima è ancora oggi visibile vicino al ponte dei leoni. Il corso del fiume nei tempi antichi fu diviso a metà di cui una parte, è quella che vediamo oggi attraversare  Monza ed una seconda a circondare la città alla base delle mura costruite a protezione della stessa.

Dal ponte dei leoni abbiamo proseguito verso il centro fino a giungere ai piedi dell’Arengario. Nel corso della camminata la nostra guida ci ha illustrato la storia della monaca di Monza, raccontata anche da Manzoni. Al termine di questo giro siamo tornati davanti al Duomo per entrare nella cappella dedicata a Teodolinda, in cui viene custodita la corona ferrea.

Nella cappella si può ammirare dipinta sulle pareti la storia della vita di Teodolinda, dalla nascita ai due matrimoni.

Qui è intervenuta la seconda guida sig.ra Francesca Frigerio che, dopo averci illustrato e commentato con dovizia di dettagli i dipinti ha aperto la piccola cassaforte che custodisce la corona detta “Corona Ferrea” perché si diceva che fosse stata realizzata con un chiodo della croce di Gesù. Ad un esame approfondito si è scoperto che il sostegno che regge le caselle è d’argento e non di ferro. La corona ferrea fu donata a Costantino dalla madre e da allora è servita per incoronare re e imperatori. In origine era più grande: mancano due tessere sparite non si sa quando ne dove. La corona ferrea è rimasta famosa soprattutto per Napoleone che nel duomo di Monza la prese e disse la frase che tutti ricordiamo: “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca!”.

Terminate le visite, il gruppo si è diretto a un ristorante locale per terminare piacevolmente la mattinata e riaccendere il piacere della compagnia e la socializzazione con i Maestri del Lavoro che da tempo non si incontravano a causa della pandemia.

Al termine un caloroso congedo e un sentito ringraziamento con un abbraccio a Felice Cattaneo per l’idea e l’ottima organizzazione.